Google ha da poco annunciato sul suo blog Google Geo Developers una novità molto importante: l’apertura delle API di Google Maps per iOS.
Rilasciate per un set limitato di sviluppatori lo scorso Dicembre, le API che permettono di integrare le mappe dell’azienda di Mountain View nelle proprie app per iPhone ed iPad, sono ora disponibili al pubblico. Da oggi sarà infatti sufficiente abilitare le API all’interno della propria console per poterne immediatamente fare uso scaricando l’SDK.
Per facilitare gli sviluppatori, Google ha inoltre creato una guida introduttiva ed ha inserito alcuni esempi nel pacchetto. E, dulcis in fundo, disponibile anche l’URLScheme “comgooglemaps://”.
Ma cosa significa questa apertura e quali cambiamenti porterà?
Diffusione delle mappe Google sui sistemi iOS
Inutile negarlo, in molti Paesi -tra cui di certo figura anche l’Italia- le mappe di Google sono ancora decisamente superiori a quelle di Apple.
Con la possibilità di scegliere tra i due servizi, molti sviluppatori iOS non si faranno ripetere due volte l’offerta ed opteranno con decisione per il prodotto di Mountain View, che vanta una maturità ed una completezza invidiabili, nonché una notorietà presso gli utenti attualmente superiori a quelli di ogni altro servizio analogo.
Non occorrerà molto tempo quindi, prima che l’integrazione di link, visualizzazioni e ricerche supportate dalle mappe Google, invece che da quelle di sistema, si diffonda a macchia d’olio nelle applicazioni per iPhone e iPad. In alcuni casi lo sviluppatore potrebbe lasciare all’utente la scelta del servizio da utilizzare, in altri potrebbe invece integrare con maggior decisione le API della grande G, bypassando completamente il prodotto di default.
Rischio di frammentazione?
Con la possibilità dello sviluppatore di decidere autonomamente di quale servizio usufruire per implementare le funzionalità legate alla navigazione ed alla geolocalizzazione, sarà inevitabile che agli occhi dell’utente iOS si perda parte di quella omogeneità e coerenza che ha da sempre caratterizzato i sistemi Apple. Aprire con una applicazione la mappa Apple e salvare un punto tra i preferiti potrebbe significare non ritrovarlo quando si aprirà la mappa Google tramite un’applicazione differente.
Per gli sviluppatori questa rappresenterà in alcuni casi una nuova sfida a cui far fronte: trovare cioè metodi intelligenti e insensibili per l’utente che permettano ai dati di rimanere leggibili e a disposizione quando necessari, in modo indipendente dalle API con cui si interfaccia il software.
Maggiore concorrenza
Con l’inevitabile migrazione di molti sviluppatori dalle mappe Apple a quelle Google, l’azienda californiana non potrà certo rimanere ad osservare passiva. La forza della concorrenza, si sa, è proprio questa: stimola il miglioramento e lo sviluppo, conferendo una velocità maggiore all’evoluzione del prodotto.
Apple dovrà quindi muoversi rapidamente per far crescere e migliorare il suo servizio di mappe. Dovrà cercare di battere Google non solo migliorando dettaglio e precisione, ma anche, probabilmente, con l’aggiunta di nuove funzionalità, che possano riportare gli sviluppatori a preferire il prodotto Apple.
Come già l’inserimento della visuale “flyover” al momento del lancio è stata infatti un passo in direzione della differenziazione, così nel prossimo futuro dovranno seguirne molti altri analoghi per far sì che le mappe Apple continuino a trovare uno spazio importante nel panorama della navigazione mobile. Uno spazio che, lo dimostra la scelta di Google, non può essere basato su una limitazione di mercato, ma deve poggiare su un effettivo valore del servizio.













2 Responses to “Google Maps API aperte a tutti gli sviluppatori iOS”
26 Febbraio 2013
Enrico GiammarcoIl gap qualitativo tra le mappe Google e Apple è elevatissimo e non colmabile in pochi mesi…
26 Febbraio 2013
Elisa BarindelliE’ vero Enrico, del resto il servizio di Google è nato molto prima, è giusto e normale sia così.
Proprio per questo motivo sostengo che Apple, per ricavarsi uno spazio, non dovrebbe puntare solo sulla qualità delle mappe (pur da migliorare obbligatoriamente), ma anche inserire servizi e caratteristiche che Google non offre.
Così che il suo prodotto divenga per alcuni aspetti unico, e non solo una copia alternativa a ciò che già esisteva.