
Nella programmazione Android, le SharedPreferences permettono di salvare nello spazio disco dedicato all’app singoli dati riconoscibili da una chiave assegnatagli. Sono l’ideale per informazioni di piccole dimensioni come, ad esempio, una coppia di credenziali username e password o una data che ricorda l’ultima esecuzione di una determinata funzionalità: per dati di questo genere, creare un file o, peggio ancora, predisporre un database Sqlite sarebbe davvero uno spreco. Per agevolare l’utilizzo delle SharedPreferences – non troppo complicato in sè, a dire il vero – sono nate più librerie tra cui quella che trattiamo oggi: StoreBox.
La si può includere in un progetto in vari modi: tramite la seguente direttiva Gradle
compile 'net.orange-box.storebox:storebox-lib:1.4.0'
o, in alternativa, come archivio Jar o dipendenza per Maven.
StoreBox basa il suo funzionamento sulle annotation. Richiede infatti, per prima cosa, la definizione di un’interfaccia che includa i metodi di salvataggio:
public interface MyPreferences { @KeyByString("key_username") String getUsername(); @KeyByString("key_date_of_birth") void setDateOfBirth(String value); }
e, solo successivamente, può essere utilizzata tramite un oggetto creato con il metodo statico create della classe StoreBox:
MyPreferences preferences = StoreBox.create(context, MyPreferences.class); String username = preferences.getUsername(); preferences.setDateOfBirth("30/09/2004");
Oltre all’utilizzo base, la libreria permette, tra l’altro, di salvare tipi di dato personalizzati, definire listener e richiedere determinate modalità di salvataggio.
Se sviluppate app Android e trovate noioso il classico approccio alle SharedPreferences, provate StoreBox e fateci sapere come vi sembra!
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